Una super-Terra per la stella GJ 740. L’articolo: “A super-Earth on a close-in orbit around the M1V star GJ 740. A HADES and CARMENES collaboration” di B. Toledo-Padrón (IAC) pubblicato su Astronomy & Astrophysics

Negli ultimi anni, le stelle di classe spettrale M (ossia stelle con temperatura efficace compresa tra i 2400 ed i 3700 gradi e massa tra 0.08 e 0.45 masse solari) sono diventate target preferenziali per la ricerca di esopianeti. Questo sia perché esse sono le stelle più comuni nella Via Lattea, sia perché il basso rapporto tra la massa e

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Tra i programmi scientifici accettati per il primo ciclo di osservazioni di JWST anche il programma “Testing protoplanetary disk evolution and brown dwarf formation in starburst: NIRCAM and MIRI observations of the young cluster Westerlund 1” di M. G. Guarcello (INAF – OAPA)

Il James Webb Space Telescope (JWST) sarà il telescopio più complesso e potente mai lanciato in orbita. Frutto di una collaborazione tra NASA, ESA, e l’agenzia spaziale canadese CSA, grazie al suo specchio primario di 6.5 metri (per confronto, lo specchio dell’Hubble Space Telescope ha un diametro di 2.5 metri) ed ai quattro strumenti di cui sarà dotato, JWST opererà

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Due Nettuniani caldi per una stella giovane. L’articolo: “The GAPS Programme at TNG XXVIII. A pair of hot-Neptunes orbiting the young star TOI-942” di I. Carleo (Wesleyan University/INAF-OAPd) pubblicato su A&A)

I sistemi esoplanetari scoperti fino ad oggi (3212 sistemi per un totale di 4331 esopianeti confermati, dato aggiornato al 26 Gennaio 2021, fonte: https://exoplanets.nasa.gov/) presentano architetture talvolta molto diverse da quella del Sistema Solare. Questa varietà di sistemi esoplanetari costituisce una sfida per la comprensione dei fenomeni di formazione planetaria e delle interazioni tra i pianeti e l’ambiente circostante, che

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Macchie fotosferiche e transiti planetari. Lo studio: “Correcting the effect of stellar spots on ARIEL transmission spectra” di G. Cracchiolo (UNIPA, INAF-OAPA) pubblicato su MNRAS

Un “transito planetario” avviene quando osserviamo un pianeta attraversare il disco della propria stella. Durante un transito, quindi, il pianeta oscura una piccola porzione della stella, provocando una quasi impercettibile riduzione della luminosità osservata. Mentre nel Sistema Solare gli unici pianeti che possiamo osservare transitare davanti al Sole sono Mercurio e Venere, l’osservazione e l’analisi dei transiti è ad oggi uno

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Chimica ed estensione dell’atmosfera di WASP-121b. L’articolo: “Atmospheric Rossiter-McLaughlin effect and transmission spectroscopy of WASP-121b with ESPRESSO” di F. Borsa (INAF-OA Brera) pubblicato su A&A)

I Gioviani ultra-caldi sono pianeti gassosi che orbitano a distanze ravvicinate dalla propria stella, con periodi di rotazione minori di 3 giorni, la cui atmosfera è quindi riscaldata fino a temperatura superiori ai 2000 gradi dalla radiazione emessa dalla propria stella. Questo fa si che le atmosfere dei gioviani ultra-caldi presentano diversi fenomeni unici rispetto le altre classi di pianeti,

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Venti e getti nei dischi protoplanetari. L’articolo: “The Evolution of Disk Winds from a Combined Study of Optical and Infrared Forbidden Lines” di I. Pascucci (The University of Arizona) pubblicato su A&A

Lo studio dei dischi protoplanetari (strutture a disco orbitanti attorno stelle di pre-sequenza) è di grande interesse dato che la formazione dei sistemi planetari avviene all’interno di queste strutture. I dischi vengono dispersi in pochi milioni di anni (tipicamente meno di 10) dal processo di formazione planetaria stesso, dall’accrescimento di materiale sulla stella attorno cui orbita il disco, e dalla

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Il legame tra presenza di pianeti ed abbondanza di elementi chimici pesanti. L’articolo: “HADES RV Programme with HARPS-N at TNG XII. The abundance signature of M dwarf stars with planets” di J. Maldonado (INAF-OAPA) pubblicato su A&A

I complicati processi coinvolti nel processo di formazione planetaria sono ancora oggetto di studio. Il modello più accreditato per spiegare la formazione dei pianeti gassosi è il “core-accretion model“, che prevede prima la formazione di un nucleo roccioso di diverse masse terrestri tramite la coagulazione di planetesimali, seguita da una fase di accrescimento di gas dall’ambiente circostante appena il nucleo

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Uno studio sugli ammassi stellari per calibrare la relazione tra abbondanza di Litio ed età. Lo studio: “The Gaia-ESO Survey: Calibrating the lithium-age relation with open clusters and associations. I. Cluster age range and initial membership selections” di M. L. Gutiérrez Albarrán (Universidad Complutense de Madrid) pubblicato su A&A

Datare le stelle può essere un’impresa tutt’altro che semplice. Innanzi tutto le tecniche note che permettono di determinare l’età delle stelle sono efficaci su classi specifiche di stelle: non è possibile definire un metodo che funzioni su qualsiasi tipo di stella. Inoltre, durante la fase evolutiva più duratura delle stelle, la “Sequenza Principale”, i parametri stellari come raggio, temperatura e

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Un Gioviano Caldo che non c’è. L’articolo: “The GAPS Programme at TNG. XXVII. Reassessment of a young planetary system with HARPS-N: is the hot Jupiter V830 Tau b really there?” di M. Damasso (INAF-OATo) pubblicato su A&A

Alcuni esopianeti scoperti fino ad oggi rientrano in categorie che non si trovano nel Sistema Solare. L’esempio più importante è probabilmente quello dei Gioviani Caldi: giganti gassosi che orbitano a distanze ravvicinate dalla propria stella (meno di 0.5 Unità Astronomiche, UA, dove 1UA è la distanza media Terra-Sole pari a 150 milioni di km). Non è ancora chiaro quale sia

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Simulazioni MHD per studiare il legame tra supernove e resti di supernova. L’articolo: “Three-dimensional modeling from the onset of the SN to the full-fledged SNR. Role of an initial ejecta anisotropy on matter mixing” di A. Tutone (UNIPA/INAF-OAPA/INAF-IASF) pubblicato su A&A

Le spettacolari esplosioni di supernova con cui le stelle di grande massa terminano la loro evoluzione sono eventi governati da una fisica complessa, lontani dall’essere descrivibili assumendo una semplice simmetria sferica. La rarità di questi eventi rende ancora più complicata la comprensione dei processi fisici coinvolti nelle esplosioni di supernova. Si stima, infatti, che la nostra Galassia in media ospita

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