Un catalogo di abbondanze di Litio dalla Gaia-ESO Survey. L’articolo: “The Gaia-ESO Survey: Lithium measurements and new curves of growth” di E.Franciosini (INAF-OA Arcetri) pubblicato su A&A

In astrofisica, esistono elementi chimici particolarmente interessanti poiché forniscono diagnostiche importanti in diversi campi di studio. Un esempio tipico di questi elementi è il litio. La misura dell’abbondanza di questo elemento chimico è importante in campo cosmologico, ad esempio, dove si misura una discrepanza tra le abbondanze di litio osservate nelle stelle di popolazione II e quelle previste dai modelli

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Un super-brillamento osservato nella stella AD Leo. Lo studio: “The Great Flare of 2021 November 19 on AD Leo. Simultaneous XMM-Newton and TESS observations” di B. Stelzer (Eberhard-Karls-Universität Tübingen) pubblicato su A&A

I brillamenti sono fenomeni transitori ed ad alta energia che caratterizzano la maggior parte delle stelle, e che nel Sole possiamo studiare con grande dettaglio spaziale e temporale. Questi fenomeni seguono un violento rilascio di energia immagazzinata nel campo magnetico della stella che, a seguito di una serie di fenomeni, portano ad un violento riscaldamento del plasma stellare. Questo, espandendosi

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Chimica e rotazione delle stelle B nell’ammasso stellare NGC3293. Lo studio: “The Gaia-ESO survey: A spectroscopic study of the young open cluster NGC 3293” di T. Morel (Université de Liège) pubblicato su A&A

Le osservazioni spettroscopiche di stelle di grande massa, ossia stelle con una massa maggiore di 8 masse solari, permettono di comprendere l’evoluzione di queste stelle, che avviene in tempi molto più rapidi rispetto alle stelle di tipo solare, e l’importanza di alcuni fattori, come ad esempio la rotazione della stella. A tale scopo, le osservazioni di ammassi stellari, ovvero gruppi

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Cinque specie molecolari individuate nell’atmosfera di WASP-69b. Lo studio: “The GAPS Programme at TNG. XXXVIII. Five molecules in the atmosphere of the warm giant planet WASP-69b detected at high spectral resolution” di G. Guilluy (INAF-OATo) pubblicato su A&A

Lo sviluppo avvenuto negli ultimi anni nella strumentazione, nelle conoscenze e nelle tecniche osservative nel campo della ricerca sugli esopianeti non solo ha permesso di identificare e confermare un gran numero di mondi orbitanti attorno ad altre stelle, ma anche di cominciare a comprendere la composizione chimica e le proprietà fisiche di alcuni esopianeti. Questi studi possono anche rivelare informazioni

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Emissione di raggi γ dai resti di supernova nella Grande Nube di Magellano. L’articolo: “High-energy γ-ray detection of supernova remnants in the Large Magellanic Cloud” di R. Campana (INAF – OAS) pubblicato su MNRAS

I resti di supernova sono nebulose in espansione prodotte dall’esplosione di stelle di grande massa. Sono oggetti di grande interesse astronomico per i vari processi fisici in atto in queste nebulose e perché permettono di comprendere diversi aspetti delle supernova e delle stelle massicce nelle fasi finali della loro evoluzione. In particolare, l’osservazione dei resti di supernova ai raggi γ

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TOI-1807b, il più giovane pianeta con periodo ultra-corto scoperto finora. “The GAPS Programme at TNG XXXVII. A precise density measurement of the young ultra-short period planet TOI-1807 b” di D. Nardiello (INAF -OAPd) pubblicato su A&A

Dei 5322 esopianeti confermati finora (fonte NASA), circa un centinaio rientrano nella categoria dei pianeti a periodo ultra-corto. Si tratta di pianeti con un’orbita estremamente stretta attorno alla propria stella, tanto da essere caratterizzati da un periodo orbitale inferiore a un giorno. Con un raggio tipicamente inferiore a 2 volte quello terrestre, questi pianeti sono molto probabilmente i nuclei rocciosi

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Morfologia, dinamica e formazione stellare nella Nebulosa Cono. Lo studio: “Spatial and dynamical structure of the NGC 2264 star-forming region” di E. Flaccomio (INAF – OAPA) pubblicato su A&A

Ci sono diverse questioni ancora aperte riguardo al processo di formazione stellare. Ad esempio, sappiamo che le stelle si formano dalla contrazione gravitazionale di nubi di gas e polveri, chiamate nubi molecolari poiché principalmente composte da molecole di idrogeno molecolare, e che il processo di formazione stellare avviene principalmente in lunghi filamenti, osservati, ad esempio, dal satellite Herschel. Tuttavia, non

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Due articoli recenti di R. Bonito e L. Prisinzano (INAF-OAPA) descrivono l’ottimizzazione della strategia osservativa Rubin LSST per lo studio della variabilità in stelle giovani e osservazioni profonde del piano galattico

L’osservatorio Vera C. Rubin è attualmente in costruzione nella località di Cherro Pachon, nel nord del Cile. Dotato di uno specchio primario di 8.4 metri, il telescopio è progettato per monitorare per ben 10 anni tutto il cielo osservabile da quella posizione in sei filtri che coprono tutta la banda ottica, più parte dell’UV (filtro u) e IR (filtro y).

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Il campo magnetico di SN1987 A rivelato da osservazioni radio. Lo studio: “Polarized radio emission unveils the structure of the pre-supernova circumstellar magnetic field and the radio emission in SN1987A” di O. Petruk (INAF-OAPA) pubblicato su A&A

Certamente il resto di supernova che più ci ha insegnato su questi oggetti e gli eventi da cui si formano è SN1987A. Generato da una supernova esplosa nella Grande Nube di Magellano la notte del 23 Febbraio 1987, è l’unico caso in cui abbiamo osservazioni della stella progenitrice, dell’esplosione di supernova, ed in cui l’evoluzione del resto di supernova è

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La frazione di binarie delle Cefeidi rivelata da osservazioni ai raggi X. L’articolo: “X-Rays in Cepheids: Identifying Low-mass Companions of Intermediate-mass Stars” di N. R. Evans (SAO) pubblicato su ApJ

Le Cefeidi sono stelle di grande importanza per la ben nota relazione tra periodo delle pulsazioni e luminosità. Si tratta infatti di stelle caratterizzate da pulsazioni regolari, che producono una variabilità periodica della loro luminosità, con un periodo che cresce linearmente con la magnitudine assoluta di queste stelle. Le Cefeidi hanno una massa di circa 5 masse solari, per cui provengono

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