Macchie e facole in V1298 Tau. L’articolo: “Spot Modeling through Multiband Photometry Analysis of V1298 Tau” di A. Biagini (INAF-OAPA/UNIPA) pubblicato su A&A

La maggior parte delle stelle si comporta come enormi dinamo, producendo intensi campi magnetici al loro interno. Questi campi magnetici interagiscono con il plasma che costituisce l’interno e l’atmosfera delle stelle, in un continuo braccio di ferro, in cui la forza prevalente domina la dinamica. Nella regione esterna delle stelle, dalla fotosfera alla corona, la pressione esercitata dal gas è

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Nuovi elementi individuati nell’atmosfera dell’esopianeta più caldo conosciuto. L’articolo: “The GAPS programme at TNG LX Atmospheric characterisation of KELT-9 b via single-line analysis: Detection of six H I Balmer lines, Na I, Ca I, Ca II, Fe I, Fe II, Mg I, Ti II, Sc II, and Cr II” di M. D’Arpa (INAF – OAPA/UNIPA) pubblicato su A&A

Uno degli aspetti più interessanti della scienza esoplanetaria è la possibilità di studiare mondi che non sono presenti nel Sistema Solare (almeno non oggi). Alcuni di questi esopianeti possiedono proprietà così estreme da essere oggetto di grande interesse scientifico. Questo è certamente il caso del Gioviano Ultra-Caldo KELT-9b. Si tratta di un gigante gassoso con una massa 2.8 volte quella

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L’emissione XUV della stella HIP67522 ed l’evoluzione del suo esopianeta. Lo studio: “XUV irradiation of young planetary atmospheres. Results from a joint XMM-Newton and HST observation of HIP67522” di A. Maggio (INAF-OAPA) pubblicato su A&A

Nonostante la ricca gamma di telescopi e satelliti a disposizione della comunità astronomica, esiste un tipo di radiazione a cui siamo praticamente ciechi: la banda UV estrema. Si tratta di radiazione ad alta energia, con una lunghezza d’onda che va dall’emissione Lyman-α (lunghezza d’onda 121.6 nanometri) , dovuta agli atomi di idrogeno il cui elettrone compie una transizione dall’orbitale più interno (lo

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Pianeti sub-nettuniani e fotoevaporazione per la stella BD+40 2790. Lo studio: “The GAPS Programme at TNG. LIX: A characterisation study of the ∼300 Myr old multi-planetary system orbiting the star BD+40 2790 (TOI-2076)” di M. Damasso (INAF – OATo) pubblicato su A&A

Lo studio dei sistemi esoplanetari di stelle con un’età di poche centinaia di milioni di anni può insegnare molto sulle prime e cruciali fasi evolutive dei sistemi planetari. Processi come la migrazione planetaria, che porta i pianeti a modificare la loro distanza dalla stella centrale, la circolarizzazione delle orbite e la fotoevaporazione dei pianeti giocano un ruolo fondamentale nella determinazione

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L’accelerazione di raggi cosmici nei resti di supernova dipende dall’interazione con il mezzo circumstellare. L’articolo: “Time evolution of the synchrotron X-ray emission in Kepler’s SNR: the effects of turbulence and shock velocity” di V. Sapienza (UNIPA/INAF-OAPA) pubblicato su ApJ

Il ruolo dei resti di supernova (nubi in espansione prodotte dalle supernove) nell’accelerazione dei raggi cosmici (particelle ad altissima energia presenti in diversi ambienti astrofisici) è noto sin dal 1995. La scoperta, realizzata da astronomi dell’Università di Kyoto, fu resa possibile dall’aver identificato la presenza di emissione non termica ai raggi X nel resto di supernova SN 1006. I raggi

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Analisi ai raggi X della popolazione di stelle di Wolf Rayet di Westerlund 1. L’articolo: “EWOCS-II: X-ray properties of the Wolf-Rayet stars in the young Galactic super star cluster Westerlund 1” di K. Anastasopoulou (INAF-OAPA/CfA) pubblicato su A&A

Le stelle di grande massa vivono una vita breve e violenta. Soprattutto durante le fasi finali della loro evoluzione, queste stelle attraversano profonde trasformazioni della loro struttura e disperdono nell’ambiente circostante una grande quantità di massa sotto forma di venti stellari. In particolare, durante la fase di Wolf-Rayet, che dura solo poche centinaia di migliaia di anni, le stelle espellono

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Nuovo studio sulla termalizzazione dei filtri ultrasottili dello strumento X-IFU guidato da N. Montinaro (INAF – OAPA)

Per studiare i fenomeni più energetici che avvengono nell’Universo sono necessarie osservazioni ai raggi X, che devono necessariamente essere effettuate con satelliti in orbita a cause dell’assorbimento dell’atmosfera terrestre. Negli ultimi trent’anni, l’astrofisica ai raggi X è stata dominata da due satelliti: Chandra della NASA e XMM/Newton dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Il futuro di questa branca dell’astrofisica, invece, avrà il

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Ammoniaca ed acqua nell’atmosfera del pianeta nettuniano “tiepido” HAT-P-11 b. La ricerca descritta nell’articolo: “The GAPS Programme at TNG LV. Multiple molecular species in the atmosphere of HAT-P-11 b and review of the HAT-P-11 planetary system” di M. Basilicata (Università di Tor Vergata)

Uno degli aspetti più interessanti della ricerca sugli esopianeti è la possibilità di studiare tipologie di pianeti che non esistono nel Sistema Solare. Tra questi, figurano i pianeti nettuniani caldi e “tiepidi”. Si tratta di pianeti delle dimensioni di Nettuno, ma con un’orbita molto stretta attorno alla loro stella (periodo orbitale inferiore a 10 giorni) e una temperatura di equilibrio

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Quindici indici per classificare le nane brune di massa planetaria. Lo studio: “Spectral characterization of young LT dwarfs” di L. Piscarreta (CENTRA, ESO) pubblicato da A&A

Comprendere il processo di formazione stellare significa anche capirne i prodotti finali, ad esempio quante stelle per intervallo di massa vengono prodotte da un unico processo di formazione stellare (ossia la funzione di massa iniziale). In particolare, è ancora poco chiaro quale sia il meccanismo responsabile della formazione degli oggetti di massa più piccola: gli oggetti di massa planetaria, con

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Un’analisi sul processo di accelerazione di raggi cosmici negli shock. Lo studio: “Individual particle approach to the diffusive shock acceleration. Effect of the non-uniform flow velocity downstream of the shock” di O. Petruk (INAF-OAPA) pubblicato su A&A

La Terra è continuamente bersagliata da particelle ad altissima energia, conosciute come “raggi cosmici“. Lo spettro energetico dei raggi cosmici è ben definito: fino a un’energia di circa 1015 elettronvolt (eV) si tratta di raggi cosmici di origine Galattica, mentre quelli con un’energia fino a 1021 eV extragalattica. Lo spettro segue una legge di potenza, il che significa che il

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