1.2 La serie delle precipitazioni

A pochi mesi dalla fondazione dell’Osservatorio, ebbero inizio le misure giornaliere di temperatura e di pressione. Qualche anno dopo, nel 1795, Giuseppe Piazzi fece costruire un pluviometro, e cominciò le osservazioni pluviometriche; per la scala di misura dello strumento erano utilizzati i pollici inglesi e la superficie del vaso di raccolta misurava 144 pollici quadrati. Questo primo pluviometro, andato disperso, venne sostituito nel 1832 da uno nuovo, commissionato da Niccolò Cacciatore (che successe a Piazzi nella direzione dell’Osservatorio) e che fu utilizzato fino al 1851; anche per questo strumento si utilizzarono i pollici inglesi come unità della scala di misura: la superficie di raccolta misurava 400 pollici inglesi quadrati; il vaso di raccolta era collocato sul tetto, mentre l’acqua era condotta da un tubo nel locale sottostante, dentro al recipiente con la scala di misura. Nel 1851 Domenico Ragona, allora direttore, progettò e fece costruire da Rosario Caruso, meccanico della Specola, un nuovo pluviometro di recente restaurato e conservato nel Museo dell’Osservatorio; esso funzionò per ben un secolo. Fu sostituito nel 1951 dal cosidetto pluviografo del Genio Civile, fornito da quell’ente nell’ambito di un progetto, inerente alla valutazione delle piene dei corsi d’acqua nella valle di Palermo, che richiedeva l’utilizzazione di numerose stazioni meteorologiche distribuite sul territorio. Le strisce pluviografiche tracciate dal pluviografo del Genio Civile sono tuttora conservate nell’archivio storico dell’Osservatorio. Questo pluviografo è tuttora in funzione, mentre dal 1995 gli è stata affiancata una stazione elettronica.

 

Le tecniche di misura della pioggia erano molto semplici. Fino all’avvento del pluviografo del Genio civile, che registra su delle strisce di carta la quantità di pioggia che via via raccoglie, la misura veniva fatta alcune volte al giorno, con una cadenza che è andata variando nel corso degli anni fra 1 e 8 volte, da un assistente che trascriveva la misura letta sulla scala graduata del pluviometro. La maggioranza dei registri meteorologici è arrivata fino a noi ed essi sono stati riordinati e conservati nell’archivio dell’Osservatorio.

 

Nella ricostruzione della serie, quando possibile, sono stati usati direttamente i dati manoscritti originali; negli altri casi sono state usate le fonti pubblicate più prossime nel tempo ai dati originali, per limitare gli errori o le manipolazione fatte nella pubblicazione. Complessivamente abbiamo potuto risalire ai dati manoscritti, o alle strisce pluviografiche originali, per 152 anni, (1797-1798, 1802, 1811-1812, 1853-1999). Per gli anni restanti si sono utilizzati i dati giornalieri pubblicati nel periodico L’Iride (1822), nel Giornale di Scienze, Lettere ed Arti per la Sicilia (1823-1839) e nel Giornale Officiale di Sicilia (1849-1850). Per gli anni 1806-1810, 1813-1821, 1840-1848, 1851-1852 si sono potuti utilizzare solo i ristretti mensili pubblicati nella serie Del Reale Osservatorio di Palermo e nell’ Annuario dell’Osservatorio Astronomico di Palermo, mentre i dati giornalieri relativi sono andati perduti. Complessivamente la serie è composta da

  • 142 anni completi
  • 22 anni con meno di 22 giorni mancanti
  • 2 anni con più di 100 giorni mancanti
  • 31 anni con solo i ristretti mensili

 

Nel seguito presenteremo nell’ordine i dati annuali, stagionali, mensili e giornalieri. La pioggia sarà sempre riportata in millimetri, nei casi in cui la misura originale era stata ottenuta in pollici inglesi, questi sono stati trasformati in millimetri per omogeneità. Utilizzeremo come indicatori di piovosità la quantità di pioggia caduta in un dato intervallo di tempo, il numero di giorni piovosi nello stesso periodo e l’intensità della pioggia definita come il rapporto fra la pioggia caduta nel periodo e il numero di giorni piovosi. Vedremo come ciascuna di queste grandezze permette di caratterizzare proprietà diverse delle precipitazioni a Palermo