Wd1-9, una giovane stella di Wolf-Rayet dietro una fitta nube di polveri. L’articolo: “EWOCS-IV: 1Ms ACIS Chandra observation of the supergiant B[e] star Wd1-9” di K. Anastasopoulou (INAF – OAPA) pubblicato su A&A

L’analisi di una lunga osservazione ai raggi X rivela la natura della misteriosa stella Wd1-9: un sistema binario contenente una stella evoluta di recente nella fase di Wolf-Rayet, dopo aver espulso gli strati esterni della sua atmosfera, accresciuti sulla stella compagna.   Tra le almeno cento miliardi di stelle ospitate dalla nostra Galassia, ne esistono alcune, rarissime, che da sole

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“Spectroscopy of Free-Floating Planetary-Mass Objects and their disks with JWST” di B. Damian (University of St Andrews): otto piccoli oggetti di massa planetaria nel mirino del James Webb Space Telescope

Otto oggetti isolati di massa planetaria, identificati in tre regioni di formazione stellare, mostrano caratteristiche uniche: segni di formazione planetaria in atto e nuvole ricche di silicati nelle loro fotosfere.   Era il 2000 quando abbiamo imparato che è possibile l’esistenza di oggetti di massa planetaria isolati, ossia non legati a sistemi esoplanetari, grazie ad osservazioni analizzate da due gruppi di

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Alla ricerca del meccanismo che porta alla formazione dei Gioviani Caldi. L’articolo: “Gas, not dust: Migration of TESS/Gaia hot Jupiters possibly halted by the magnetospheres of protoplanetary disks” di I. Mendigutia (CAB) pubblicato su A&A

I Gioviani Caldi sono giganti gasso che orbitano a distanze <0.1 AU dalla loro stella. Ma cosa determina il raggio orbitale finale di questi pianeti? Nelle stelle di massa intermedie sembrerebbe essere la dispersione dei gai nel disco protoplanetario   I gioviani caldi sono una tipologia di esopianeti assente nel Sistema Solare. Si tratta di giganti gassosi che orbitano attorno

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Verso un’analisi accurata dell’interazione tra polveri interstellari e radiazione: “Interstellar dust as a dynamic environment” di G. La Mura (INAF-OA Cagliari)

Le polveri micrometriche, sia nel mezzo interstellare diffuso che nelle nebulose, interagiscono con la luce dando vita a molti importanti fenomeni. Un’interazione, questa, che dipende anche dalla forma e dalla microfisica dei grani di polvere.    Una galassia come la nostra ospita non solo stelle, pianeti e oggetti compatti, ma anche polveri e gas organizzati sia in un mezzo diffuso

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Cha 1107-7626: l’oggetto di massa più piccola conosciuto circondato da un disco protoplanetario con accrescimento attivo ed una ricca chimica

Troppo piccolo per essere una stella, troppo grande per essere un pianeta, Cha 1107-7626 è l’oggetto isolato più piccolo (6–10 masse gioviane) conosciuto ad essere circondato da un disco protoplanetario ricco di gas e polveri, che sta ancora accrescendo materiale e ospita molecole organiche come metano ed etilene.   Le nane brune sono oggetti affascinanti che rappresentano un ponte tra

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Massa delle stelle ed intensità dei brillamenti. L’articolo: “Exploring short-term stellar activity in M dwarfs: A volume-limited perspective” di G. Galletta (UNIPA) pubblicato su A&A

Osservati e studiati 17229 brillamenti in 173 stelle di classe spettrale M entro 33 anni luce dalla Terra. Lo studio rivela che sono le stelle meno massicce a ospitare i brillamenti più energetici, mentre nelle stelle più massicce la variabilità è dominata da brillamenti meno intensi.   La produzione del campo magnetico nelle stelle avviene al loro interno, attraverso complessi

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Un’esplosione fortemente asimmetrica per SN 1987A. Lo studio: “Tracing the ejecta structure of SN 1987A: Insights and diagnostics from 3D MHD simulations” di S. Orlando (INAF – OAPA) pubblicato su A&A

L’analisi teorica delle proprietà della nuvola di frammenti della stella progenitrice (ossia gli ejecta), che popola la regione più interna del resto di supernova SN 1987A, rivela un’esplosione tutt’altro che simmetrica, dominata da due getti bipolari.   La complessa fisica che regola il collasso del nucleo di una stella massiccia e la successiva esplosione di una supernova può essere svelata

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Il resto di supernova SN 1987A osservata dal James Webb Space Telescope.

Il James Webb Space Telescope, il supertelescopio della NASA/ESA/CSA, ha puntato il suo sguardo verso il resto di supernova SN 1987A, rivelandone la struttura con un livello di dettaglio mai raggiunto prima d’ora.   Circa 400 anni dopo la supernova di Keplero, esplosa nel 1604, i cieli dell’emisfero australe ospitarono un’altra supernova relativamente vicina a noi. Si tratta di SN

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Un giovane Saturno nell’ammasso aperto IC2602 descritto nell’articolo: “TOI-837 b: Characterisation, formation, and evolutionary history of an infant warm Saturn-mass planet” di M. Damasso (INAF – OATo)

——————————————————————————————————————– Analisi di osservazioni TESS e HARPS permettono di confermare l’esistenza di un pianeta simile a Saturno orbitante attorno ad una stella associata all’ammasso stellare giovane IC 2602 ——————————————————————————————————————– Gli ammassi stellari non sono soltanto splendidi oggetti da fotografare e osservare al telescopio, ma rappresentano anche un’importante opportunità per lo studio dell’evoluzione stellare. Essi sono infatti composti da ricchi campioni

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Filamenti in Cas A rivelano i processi avvenuti nella progenitrice durante l’esplosione. Il paper: “Filamentary ejecta network in Cassiopeia A reveals fingerprints of the supernova explosion mechanism” di S. Orlando (INAF-OAPA) pubblicato su A&A

Un nuovo studio teorico dimostra che la struttura filamentare osservata nel resto di supernova Cassiopea A (Cas A) è una conseguenza diretta dei processi avvenuti nella stella progenitrice immediatamente dopo il collasso del nucleo.   Le supernove sono tra gli eventi esplosivi più energetici dell’Universo. Eppure, nonostante la loro immensa luminosità, convertono solo l’1% della loro energia in radiazione elettromagnetica.

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