Uno studio completo dell’attività coronale delle stelle M vicine al Sole. L’articolo: “Complete X-ray census of M dwarfs in the solar neighborhood. I. GJ 745 AB: Coronal-hole stars in the 10 pc sample” di M. Caramazza (Eberhard-Karls Universität Tübingen) pubblicato su A&A

La corona è l’atmosfera più esterna nella maggior parte delle stelle, un regione dove il plasma è riscaldato a milioni di gradi dall’attività magnetica stellare. Poiché sia l’intensità che la topologia del campo magnetico dipendono dalla struttura interna delle stelle, lo studio dell’attività coronale stellare offre la possibilità sia di comprendere i fenomeni magnetici ad alta energia che avvengono nelle

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Attività stellare ed età. L’articolo: “The GAPS programme at TNG XXXIV. Activity-rotation, flux–flux relationships, and active-region evolution through stellar age” di J. Maldonado (INAF-OAPA) recentemente pubblicato su A&A

Quasi tutte le stelle generano un campo magnetico al loro interno tramite un processo di dinamo, in cui sono coinvolti la rotazione della stella ed i moti convettivi del plasma al suo interno. In generale, i campi magnetici agiscono e sono influenzati da particelle cariche elettricamente, cosa di cui è composto il plasma nelle stelle. Di conseguenza, nelle stelle campo

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Brillamenti e variabilità in DS Tucanae A e AU Mic. Lo studio: “Short-term variability of DS Tucanae A observed with TESS” di S. Colombo (INAF – OAPA) pubblicato su A&A

La luminosità delle stelle non è costante nel tempo, ma varia con tempi scala che vanno dai minuti agli anni, in funzione dei fenomeni che inducono tale variabilità. Molti di questi fenomeni sono di origine magnetica, ossia prodotti dall’interazione tra campo magnetico e plasma nelle stelle. Alcuni esempi più importanti, osservati e studiati in dettaglio sul Sole, sono i brillamenti

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Attività magnetica nelle stelle M. L’articolo: “The GAPS programme at TNG. XXVI. Magnetic activity in M stars: spectroscopic monitoring of AD Leonis” di C. Di Maio (UNIPA/OAPA) pubblicato su A&A

Le stelle non totalmente radiative (ossia escludendo quelle di grande massa) producono al loro interno un campo magnetico la cui intensità e topologia cambia significativamente in funzione del tipo di stella e della sua struttura interna. Il campo magnetico viene quindi letteralmente “trascinato” verso la superficie della stella, e qui interagisce col plasma in fotosfera, cromosfera e corona dando vita

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Variabilità ed attività magnetica nelle stelle di presequenza. Pubblicato su A&A lo studio: “CSI2264: Simultaneous optical and X-ray variability in the pre-main sequence stars of NGC2264. II: Photometric variability, magnetic activity, and rotation in class III objects and stars with transition disks” di M. G. Guarcello (INAF-OAPA)

Le stelle di presequenza sono stelle giovani il cui nucleo non ha ancora raggiunto i valori di temperatura e pressione necessari per innescare le reazioni termonucleari che le alimenteranno nel resto della loro esistenza. Queste stelle sono classificate in “classi“: le classi I sono le stelle più giovani, ancora circondate dal gas che dalla nebulosa sta accrescendo sulla stella; le

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Attività stellare soppressa dalla presenza di un esopianeta vicino la stella. Pubblicato su AJ “Suppressed Far-UV Stellar Activity and Low Planetary Mass Loss in the WASP-18 System” di L. Fossati (Space Research Institute – Austria)

di Mario Giuseppe Guarcello    ( segui mguarce)     Con il termine “attività stellare” si intende una classe di fenomeni di natura magnetica nelle stelle, quali brillamenti e macchie. Esistono varie diagnostiche che permettono di misurare l’intensità dell’attività stellare, quali l’emissione di raggi X dalla corona o indici spettroscopici come l’indice R’HK che misura l’intensità di attività cromosferica. L’importanza di

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Una nuova super-Terra scoperta con Harps-N. Pubblicato su A&A “HADES RV Programme with HARPS-N at TNG. GJ 3942 b behind dominant activity signals” di M. Perger

di Mario Giuseppe Guarcello    ( segui mguarce)     L’analisi delle velocità radiali è uno dei due strumenti principali a disposizione degli astronomi che vanno a caccia di esopianeti. Questo metodo consiste nel misurare dall’effetto Doppler negli spettri delle stelle osservate la componente di velocità nella direzione di vista, allo scopo di individuare delle oscillazioni rispetto al centro di massa

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