Approvate le due campagne osservative 4MOST: “Stellar Clusters in 4MOST” e “4MOST Survey of Young Stars” (4SYS)

Il “4-metre Multi-Object Spectroscopic Telescope” (4MOST) è uno degli strumenti che segneranno il futuro prossimo dell’astronomia. Si tratta di uno spettrografo a multi-oggetto capace di osservare simultaneamente più di 2400 sorgenti distribuite su un campo di vista di 4 gradi quadrati. Questo è possibile grazie ad un complesso sistema di fibre ottiche che possono essere allocate in diversi punti del

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Come la radiazione X/UV delle stelle può influenzare la chimica delle atmosfere dei pianeti. Lo studio: “Extreme-ultraviolet- and X-Ray-driven Photochemistry of Gaseous Exoplanets” di D. Locci (INAF – OAPA) pubblicato su PSJ

Tra i 4903 esopianeti (fonte: https://exoplanets.nasa.gov/) scoperti e confermati finora (Gennaio 2022), alcuni orbitano a distanze molto ravvicinate dalla loro stella. In realtà, fu proprio il primo pianeta scoperto attorno ad una stella diversa dal Sole (51 Pegasi b, scoperto nel 1995) ad insegnarci che l’esistenza di pianeti in orbite così strette era possibile. 51 Pegasi b, infatti, orbita a soli

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Un laboratorio italiano di Climatologia Spaziale. L’articolo: “SWELTO — Space WEather Laboratory in Turin Observatory” di A. Bemporad (INAF – AOTo) pubblicato sui Technical Report dell’INAF

L’atmosfera del Sole è interessata da diversi fenomeni di natura magnetica, conseguenza dell’interazione tra il campo magnetico solare ed il gas ad alta temperatura ed altamente ionizzato (plasma) del Sole. Fenomeni che tipicamente osserviamo in fotosfera sono le macchie solari, che compaiono come delle macchie nere nella fotosfera brillante del Sole, e sono regioni caratterizzate da un intenso campo magnetico,

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JWST, transiti esoplanetari e macchie fotosferiche. L’articolo:”Hiding in plain sight: observing planet-starspot crossings with the James Webb Space Telescope” di G. Bruno (INAF – OA Catania) pubblicato su MNRAS

Sulla fotosfera, cromosfera e corona del Sole è facile osservare fenomeni di natura magnetica, quali ad esempio macchie fotosferiche, faculae, protuberanze e brillamenti. Questi fenomeni sono il frutto dell’interazione tra il campo magnetico solare ed il plasma, ossia il gas ad alta temperatura (da 5600 gradi in fotosfera fino ad alcuni milioni di gradi in corona) ed alto tasso di

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Due giovani pianeti che sfidano i modelli di formazione planetaria. L’articolo: “Rapid contraction of giant planets orbiting the 20-million-year-old star V1298 Tau” di A. Suarez Mascareno (Instituto de Astrofísica de Canarias) pubblicato su Nature Astronomy

La formazione planetaria avviene all’interno di strutture a disco, note come “dischi protoplanetari”, che caratterizzano le stelle giovani. I tempi di dispersione dei dischi sono molto rapidi (tipicamente 3-5 milioni di anni), ponendo una condizione molto stringente sui tempi di formazione planetaria ai vari modelli che sono stati proposti finora. Il modello esistente più accreditato per spiegare la formazione dei pianeti

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La popolazione stellare di 70 ammassi stellari rivelata da Gaia/EDR3 e la Gaia-ESO Survey. Lo studio: “The Gaia-ESO Survey: Membership probabilities for stars in 63 open and 7 globular clusters from 3D kinematics” di R. J. Jackson (Keele University) recentemente pubblicato su MNRAS

Lo studio dell’evoluzione delle stelle e delle loro proprietà fisiche dipende dalla nostra capacità di misurarne l’età, un compito assai complicato quando si tratta di stelle isolate. Un campione di stelle per cui è possibile ottenere stime accurate di età è costituito da quelle associate ad ammassi stellari. Gli ammassi sono infatti costituiti da un gran numero di stelle che

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Esplosioni di supernova da stelle LBV. Lo studio: “Modeling the remnants of core-collapse supernovae from luminous blue variable stars” di S. Ustamujic (INAF-OAPA) pubblicato su Astronomy & Astrophysics

Le stelle LBV (Luminous Blue Variable) sono stelle massicce, instabili, e caratterizzate da importanti perdite di massa, sia dovute ad intensi venti stellari che a sporadici eventi di espulsione di grandi quantità di gas. A causa della loro instabilità, le stelle LBV sono sorgenti variabili, con variazioni quasi-periodiche della loro luminosità dell’ordine di 0.5-2 magnitudini. Esempi tipici di stelle di

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Dibattuta la natura del sistema binario NGC1850 BH1: un sistema con un buco nero di 11 masse solari (Saracino et al. 2021) o con una stella di tipo sdOB (El-Badry et al. 2021)?

Negli ultimi anni diverse campagne osservative sono state progettate per identificare buchi neri di massa stellare, includendo sia gli oggetti che accrescono attivamente che quelli “quiescenti”, ossia senza evidenti fenomeni di accrescimento. Queste osservazioni sono importanti sia per studiare la reale popolazione di buchi neri della Galassia, che per comprendere la formazione di buchi neri stellari massicci (con una massa

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Scoperto il primo sistema esoplanetario con pianeti in orbite sia polari che equatoriali. Lo studio: “The Rossiter-McLaughlin effect revolutions: an ultra-short period planet and a warm mini-Neptune on perpendicular orbits” di V. Bourrier (Observatoire Astronomique de l’Université de Genève) pubblicato da A&A

Lo studio delle architetture dei sistemi esoplanetari, ed in particolare dell’angolo spin-orbita (ossia l’inclinazione dell’orbita dei pianeti rispetto all’asse di rotazione della stella) può svelare importanti dettagli sull’evoluzione dinamica di un sistema planetario. In particolare, frequentemente i pianeti giovani possono migrare radialmente, cambiando la propria distanza dalla stella ed interagendo con gli altri corpi del sistema planetario. Questo processo può

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Le proprietà dei sistemi esoplanetari scolpiti dall’ambiente di formazione. Lo studio: “Exploring the link between star and planet formation with Ariel” di D. Turrini (INAF-IAPS) pubblicato da Experimental Astronomy

Ad oggi (Ottobre 2021, fonte https://exoplanets.nasa.gov/), il numero di esopianeti confermati (più di 4500) è tale da permettere non solo studi dedicati ai singoli pianeti ed ai loro sistemi, ma anche dettagliate analisi di popolazione. Queste sono indispensabili per comprendere il processo di formazione planetaria, l’evoluzione dei pianeti, la composizione chimica e le proprietà fisiche delle atmosfere esoplanetarie, e come tutto questo venga

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