Pubblicato il manifesto della task-force internazionale per lo studio degli effetti ambientali sull’evoluzione dei dischi protoplanetari

Pubblicato il manifesto di una task force che mira a studiare come l’ambiente di formazione stellare influenza l’evoluzione dei dischi protoplanetari e la formazione planetaria attorno alle stelle giovani. I dischi protoplanetari sono strutture di gas e polveri che orbitano attorno a stelle appena formate (chiamate sia stelle di pre-sequenza che protostelle) durante le primissime fasi della loro evoluzione. Infatti,

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Due gioviani caldi con un’atmosfera ricca d’acqua. Lo studio: “The GAPS Programme at TNG LXVII. Detection of water and preliminary characterisation of the atmospheres of the two hot Jupiters KELT-8 b and KELT-23 Ab” di M. Basilicata (Università di Tor Vergata) pubblicato su A&A)

Osservazioni realizzate con il Telescopio Nazionale Galileo di due esopianeti appartenenti alla classe dei gioviani caldi rivelano un’atmosfera ricca di acqua, nonostante le temperature elevate.   L’acqua è un’ingrediente essenziale per la vita come la conosciamo. Questo non soltanto perché la beviamo, ma perché è un solvente eccezionale per i processi chimici che stanno alla base della vita sulla Terra. Non stupisce, quindi,

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La relazione tra metallicità e presenza di pianeti durante l’evoluzione delle stelle di massa intermedia descritta nello studio: “Intermediate-mass stars and the origin of the gas-giant planet-metallicity correlation” di J. Maldonado (INAF-OAPA)

Una relazione tra la possibilità di avere pianeti gassosi e l’abbondanza di elementi chimici pesanti esiste per le stelle di piccola massa. Pochi studi hanno finora provato ad estendere questa relazione anche per le stelle di massa intermedia. Questo è l’obiettivo dello studio “Intermediate-mass stars and the origin of the gas-giant planet-metallicity correlation” di J. Maldonato (INAF – Osservatorio Astronomico

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Un mostro verde svela i segreti dei violenti processi che avvengono nel resto di supernova Cas A. L’articolo: “The Green Monster Hiding in Front of Cas A: JWST Reveals a Dense and Dusty Circumstellar Structure Pockmarked by Ejecta Interactions” di I. de Looze (Ghent University) pubblicato su ApJL

Ci sono tante lezioni sulla fisica dei resti di supernova e delle stelle progenitrici che il resto di supernova Cassiopea A (Cas A) ci insegna. Ad esempio, abbiamo imparato che sia l’esplosione della supernova sia gli episodi di perdita di massa che caratterizzano le ultime fasi evolutive della stella progenitrice possono essere altamente asimmetrici. Abbiamo compreso che le supernove possono

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L’esistenza di un sub-nettuniano “dinamicamente caldo” attorno alla stella BD+00 444 verificata da HARPS-N.

Un risultato intrigante, ottenuto grazie alla campagna osservativa realizzata con il satellite Kepler della NASA, è che i pianeti transitanti più comuni sono pianeti piccoli (con un raggio inferiore a 4 raggi terrestri) e con un periodo orbitale breve (inferiore a 100 giorni). In particolare, i pianeti più frequenti appartengono alle classi dei sub-nettuniani e delle super-Terre, due categorie assenti

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Prima misura diretta delle particelle relativistiche accelerate in onde d’urto nell’eliosfera descritta nello studio: “Direct Measurements of Synchrotron-emitting Electrons at Near-Sun Shocks” di I. C. Jebaraj (University of Turku)

Nel cosmo esistono diversi ambienti caratterizzati da onde d’urto capaci di convertire l’energia cinetica di gas e flussi di particelle in calore, turbolenze, energia magnetica e, infine, di accelerare particelle fino a energie relativistiche, producendo raggi cosmici. Le dimensioni di tali sistemi possono variare di molti ordini di grandezza, dalle dimensioni tipiche dell’ambiente interplanetario fino agli enormi ammassi di galassie.

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Due mini-nettuniani in risonanza orbitale per TOI-1803 scoperti e descritti nell’articolo: “A joint effort to discover and characterize two resonant mini Neptunes around TOI-1803 with TESS, HARPS-N and CHEOPS” di T. Zingales (UniPd/INAF-OAPd))

Con oltre 2600 esopianeti scoperti, il satellite Kepler della NASA detiene il primato come missione con il maggior numero di esopianeti trovati. L’avventura di Kepler è proseguita con l’estensione della missione Kepler/K2, rimodulata dopo che guasti tecnici impedivano al telescopio di mantenere il puntamento. Tra le tante scoperte rese possibili da Kepler/K2 vi è l’evidenza che tra le tipologie di

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La superficie delle stelle come un puzzle. L’articolo: “PAStar: a model for stellar surface from the Sun to active stars” di A. Petralia (INAF – OAPA) pubblicato su A&A

Nelle stelle si gioca una continua partita a braccio di ferro tra il plasma stellare e il campo magnetico. In palio c’è il dominio sulla dinamica: chi vince detta le regole che governano le proprietà locali della stella. Ad esempio, la fotosfera delle stelle è generalmente piuttosto omogenea, fatta eccezione per la granulazione. Tuttavia, in alcune regioni della fotosfera, il

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Emissione non termica e raggi cosmici nel resto di supernova SN1006. Lo studio: “Hadronic particle acceleration in the supernova remnant SN 1006 as traced by Fermi-LAT observations” di M. Lemoine-Goumard (University of Bordeaux) pubblicato su A&A

I resti di supernova rappresentano laboratori unici per comprendere i complessi processi che si verificano durante un’esplosione di supernova e per studiare la struttura interna delle stelle di grande massa e delle nane bianche prima della loro fine esplosiva. Lo studio di questi resti è inoltre motivato dal ruolo che essi svolgono nell’accelerazione dei raggi cosmici, ossia particelle dotate di

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Da gioviano a mini-nettuniano. L’evoluzione di TOI-1430 b descritta nello studio: “The GAPS Programme at TNG. LXV. Precise density measurement of TOI-1430 b, a young planet with an evaporating atmosphere” di D. Nardiello (UniPD, INAF-OAPD)

Gli esopianeti giovani, ovvero quelli che orbitano attorno a stelle con un’età massima di qualche centinaio di milioni di anni, rappresentano oggetti di grande interesse scientifico per lo studio della formazione planetaria e dei processi che influenzano l’evoluzione iniziale dei pianeti. Tuttavia, l’intensa attività magnetica delle stelle giovani genera segnali che possono nascondere o confondere quelli riconducibili alla presenza di

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