Un falso in biblioteca

Tra i libri di Giuseppe Piazzi si trova uno delle più grandi truffe letterarie di tutti i tempi: Il libro del Consiglio d’Egitto. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, si tratta di una delle opere dell’Abate Vella, monaco maltese e falsario, trasferitosi a Palermo nel 1780. La storia, che vale la pena raccontare, inizia quando l’ambasciatore del Marocco arriva in Sicilia a causa di una tempesta; Vella, che lo accompagnava in giro in quanto conoscitore del dialetto maghrebino, lo conduce

Frontespizio del “Libro del Consiglio d’Egitto”, Palermo, 1793, Nella Reale Stamperia

a San Martino delle Scale, per mostrargli i codici arabi contenuti all’interno della biblioteca del monastero. E’ qui che inizia a fingersi grande conoscitore dell’arabo e comincia a “tradurre” questi codici, riportando incredibili scoperte sulla dominazione araba in Sicilia. In pochi anni riesce ad ottenere per primo la cattedra di arabo alla Deputazione dei Regi Studi (antenata dell’Università) e a pubblicare opere di successo. Nel 1793 pubblica la  traduzione delle fantomatiche lettere scambiate tra Re Ruggero, alcuni dignitari normanni e i sultani d’Egitto, ovvero il Libro del Consiglio d’Egitto. Le sue opere godono inoltre del favore regio, perché sembrano legittimare l’assolutismo borbonico, intento ad eliminare i privilegi baronali.

Eppure qualcuno fin dall’inizio non era convinto delle sue competenze. Furono personalità di spicco della Palermo del tempo, come Rosario Gregorio e Domenico Scinà, i primi a sollevare dubbi sulle traduzioni di Vella e, di fatto, a smascherarlo. Appena dopo un anno dalla pubblicazione del libro, Gregorio chiede al professore viennese Hager, esperto di lingua araba di passaggio a Palermo, di dare un’occhiata ai libri originali. Ed è qui che inizia il declino di Vella, che le tenta davvero tutte (dal finto furto del libro, al darsi malato) per scamparla ma che alla fine viene scoperto e condannato a 15 anni di galera al Castello a Mare.

 

Trovare nella biblioteca di Giuseppe Piazzi questo libro non sorprende affatto. Piazzi infatti era parte integrante della classe intellettuale cittadina e nella sua biblioteca possedeva quasi tutti i libri dei colleghi palermitani. La maggior parte di essi erano stampati dalla Reale Stamperia, la tipografia della Corona che aveva l’esclusiva su tutte le pubblicazioni legate alla Deputazione dei Regi Studi. E la copia che troviamo in Osservatorio è una bellissima copia editoriale, appena uscita dalla tipografia e non ancora rilegata. Presenta una coperta in cartoncino e, sul contropiatto, un foglio di carta da riuso che serve da rinforzo. Incuriosita dal fatto che si intravedesse un frontespizio su questo foglio mi sono impegnata a capire di che si trattasse e, con non poca fatica, ho decifrato alla fine il titolo: “Notiziario del Regno di Sicilia per l’anno 1790”, stampato dalla Reale Stamperia. Si tratta dunque di un residuo di vecchie stampe riutilizzato, come si fa ancora oggi nelle nostre copisterie.

 

 

 

Curiosa come sono, sono andata a cercare una copia di questo Notiziario, per sapere che si dicesse in Sicilia nel 1790 e l’ho trovata…in Osservatorio! E’ un vero e proprio giornale riassuntivo dell’anno; mi sono emozionata a leggere i nomi dei protagonisti della nostra storia: Rosario Gregorio, professore di Diritto Pubblico Siculo; Giuseppe Piazzi, professore di astronomia e direttore del Gabinetto di Macchine (non era ancora stato fondato l’Osservatorio, pensate); Fra Giuseppe Vella, professore di lingua araba.

Mi sono sentita per un attimo catapultata nella Palermo di quegli anni, così vivi culturalmente, così illuminati e ricchi di novità. Di certo il tipografo non ci ha fatto alcun caso quando ha riutilizzato quel frontespizio ma ha regalato a tutti noi un pezzetto di storia in più.

Giada Genua

 

In queste pagine possiamo rintracciare i nomi di Rosario Gregorio e Giuseppe Piazzi.  Immagine proveniente dalla copia digitalizzata della Biblioteca Centrale della Regione Sicilia

Leggiamo in alto il nome di Vella, in basso la carica di Piazzi come direttore del Gabinetto di Macchine.  Immagine proveniente dalla copia digitalizzata della Biblioteca Centrale della Regione Sicilia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dove non specificato le immagini sono di proprietà dell’INAF-Osservatorio Astronomico 

 

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