In via di definizione i campi che saranno osservati con Plato. L’articolo: “The PLATO field selection process. I. Identification and content of the long-pointing fields” di V. Nascimbeni (INAF – OA Padova) pubblicato su A&A)

Sin da quando abbiamo osservato il primo pianeta in orbita attorno una stella diversa dal Sole (51 Pegasi b, scoperto nel 1995), scovare un pianeta simile alla Terra è stato uno degli obiettivi principali degli studi sugli esopianeti. Con “simile” si intende un pianeta che ha una massa prossima a quella del nostro pianeta e che orbita nella fascia di abitabilità (ossia ad una distanza dalla propria stella tale da poter ospitare acqua allo stato liquido in superficie) di una stella di tipo solare. Sebbene queste condizioni da sole non garantiscono l’abitabilità del pianeta (come dimostrato da Venere, che pur soddisfando queste condizioni è un pianeta tutt’altro che abitabile), si ritiene che questo possa costituire un passo concreto verso la scoperta di vita su altri pianeti.

 

La missione di classe M dell’Agenzia Spaziale Europea PLATO (PLAnetary Transits and Oscillations of stars), il cui lancio è previsto nel 2026, ha tra i suoi obiettivi principali proprio la ricerca di esopianeti simili alla Terra, utilizzando la tecnica dei transiti. Questa tecnica consiste nel ricercare periodiche diminuzioni di luminosità nelle stelle dovute proprio al transito dei loro pianeti. Per riuscire in questa sua missione, PLATO è progettato in modo da poter osservare un campo di vista enorme (approssimativamente un’area di 49°×49°) ottenendo la precisione fotometrica necessaria per poter osservare il transito di un pianeta di tipo terrestre (intuitivamente, più piccolo è il pianeta, minore è la frazione della superficie della stella occultata, minore è la diminuzione di luminosità della stella durante il transito). Questo sarà possibile grazie all’utilizzo di 24 telescopi ognuno con un’apertura di 20 cm, che osserveranno in 4 gruppi da 6 telescopi dei campi di vista parzialmente sovrapposti.

 

Durante la sua missione, PLATO osserverà due campi principali (per la Long-duration Observation Phase, e quindi denominati LOP fields), che verranno monitorati per un periodo compreso tra uno e due anni, ed una serie di campi secondari per puntamenti più brevi. L’obiettivo è quello di osservare circa il 40% dell’intero cielo nel corso dell’intera missione. La determinazione dei due campi LOP, quindi, è una delle fasi cruciali della preparazione della missione. L’articolo: “The PLATO field selection process. I. Identification and content of the long-pointing fields”  di V. Nascimbeni (INAF – Osservatorio Astronomico di Padova), recentemente pubblicato su Astronomy & Astrophysics, descrive tutti i criteri formali della missione che devono essere soddisfatti nella selezione dei due campi LOP, e definisce una metrica quantitativa finalizzata a stabilire le priorità su diversi campi per ottimizzare il ritorno scientifico. Gli autori hanno quindi selezionato due campi, uno nel cielo australe ed uno in quello boreale, che soddisfano i criteri formali e ottimizzano la metrica definita. I due campi contengono 243 esopianeti noti, ed in particolare il campo a Nord contiene parzialmente il campo osservato da Kepler, satellite della NASA dedicato alla ricerca di esopianeti in un campo tra le costellazioni del Cigno e della Lira. I due campi comprendono anche 19 ammassi stellari con età compresa tra 100 milioni di anni e 1.5 miliardi di anni, e 12 binarie ad eclisse già soggetto di varie pubblicazioni, che costituiranno un campione di prova per l’utilizzo di PLATO nello studio di questo tipo di sorgenti. Alla selezione dei due campi LOP hanno partecipato anche le astronome S. Benatti e L. Prisinzano dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Palermo.

 

La figura (cliccare qui per visualizzare l’immagine interamente) mostra la posizione nel cielo (in coordinate galattiche) dei due campi LOP (in blu). La mappa a toni di grigio indica la densità di stelle più brillanti di G=13.5 mag. nel terzo data release del satellite Gaia. Sono anche segnati i campi osservati da altre missioni dedicate alla ricerca di esopianeti: CoRoT (rosso), Kepler (magenta), Kepler/K2 (verde) e la regione osservata costantemente da TESS (giallo). Le due croci rosse indicano i poli celesti.

 

Mario Giuseppe Guarcello  ( segui mguarce) ( youtube)

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