Il sito NASA/Chandra riporta lo studio OAPA/CfA sulla Nebulosa dell’Aquila e NGC6611

di Mario Giuseppe Guarcello    ( segui mguarce)

 

 

È stato pubblicato sul sito del satellite Chandra della NASA un articolo (link) interamente dedicato agli studi INAF-OAPA/CfA della regione di formazione stellare nota come Nebulosa dell’Aquila o M16, contenente l’ammasso stellare NGC 6611, realizzato con vari telescopi operativi in diverse bande dello spettro elettromagnetico, tra cui il satellite Chandra della NASA.

 

La Nebulosa dell’Aquila con il suo ammasso NGC 6611 e’ certamente una delle nebulose più note ed osservate, soprattutto grazie alle meravigliose immagini dei Pilastri della Creazione realizzate con il satellite Hubble: pilastri di polveri e gas lunghi alcuni anni luce, modellati dalla radiazione UV emessa dalle stelle massive di NGC 6611, e sede di formazione stellare recente. L’ammasso stellare ospita alcune migliaia di stelle mediamente con 1 milione di anni di eta’, tra cui una cinquantina di stelle oltre 10 volte più massive del nostro Sole. La radiazione UV emessa da queste stelle ha effetti drammatici sulla nube da cui si sono formate e sui dischi protoplanetari (dischi di gas e polveri che orbitano attorno stelle giovani, e da cui si possono formare sistemi planetari) vicini.

 

In una serie di articoli, il team di ricercatori guidato dall’astronomo Mario Giuseppe Guarcello dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Palermo, ha realizzato un’accurata classificazione delle stelle associate a NGC 6611 e le regioni esterne della Nebulosa dell’Aquila; caratterizzato la popolazione stellare dell’ammasso; provato che le stelle massive di NGC 6611 provocano una rapida erosione dei dischi protoplanetari delle stelle nel nucleo dell’ammasso, influenzando le possibilità che questi possano formare sistemi planetari; verificato l’esistenza di una direzione lungo la quale e’ avanzata la formazione stellare nella nebulosa; studiato le proprietà coronali delle stelle associate a NGC 6611; identificato una popolazione di stelle con disco protoplanetario osservate grazie alla luce stellare diffusa lungo la direzione di vista dalle polveri associate ai dischi.

 

La figura (link) mostra un’immagine dei Pilastri della Creazione ottenuta da Hubble Space Telescope e le sorgenti identificate grazie alle osservazioni ai raggi X realizzate con il satellite Chandra.