Formazione stellare ai raggi X. Pubblicato lo studio: “Röntgen spheres around active stars” di D. Locci (OAPA/UNIPA)

di Mario Giuseppe Guarcello    ( segui mguarce)

 

 

“Le stelle si formano dalla contrazione gravitazionale di nubi di gas e polveri”. Questo è quello che si legge in ogni testo di astronomia di base quando viene descritto il processo di formazione stellare. Una frase corretta, ma che in realtà cela nella sua semplicità un processo estremamente complicato con cui nubi di gas e polveri, enormi (estese anche decine di anni luce) e fredde (appena qualche grado o qualche decina di gradi K) si condensano fino a formare stelle. In questo processo non entra in gioco solo la gravità, ma anche altri fattori quali le turbolenze nelle nubi, l’interazione tra i nuclei protostellari, l’influenza del campo magnetico, le violenti perdite di massa che caratterizzano le stelle giovani, le esplosioni di supernovae, l’ambiente circostante ed il campo di radiazione locale UV ed ai raggi X…

 

La ricerca condotta dallo studente di dottorato Daniele Locci dell’Università degli Studi di Palermo ed Osservatorio Astronomico di Palermo, recentemente pubblicata da MNRAS nell’articolo: “Röntgen spheres around active stars”, esplora l’effetto del campo di radiazione X locale sul processo di formazione stellare. La radiazione ai raggi X, così come quella UV, può infatti influenzare pesantemente il processo di formazione stellare in atto in una nube: aumentandone considerevolmente il livello di ionizzazione del gas, riscaldandola e depositando in esse una gran quantità di energia.

 

Lo studio di D. Locci identifica il tipo di regioni di formazione stellare dove il campo di radiazione ai raggi X locale domina la ionizzazione delle nubi: ammassi mediamente densi con una scarsa popolazione di stelle massive ma una ricca popolazione di stelle giovani di piccola massa, tipicamente molto luminose ai raggi X (il prototipo ideale è l’ammasso della Nebulosa di Orione). In regioni con una più ricca popolazione di stelle massive (come il caso di Cygnus OB2), infatti, il contributo del campo locale di radiazione ai raggi X prodotto dalle stelle giovani di piccola massa è dominato da quello UV, prodotto copiosamente dalle stelle di grande massa.

 

Nella figura (link) l’immagine ai raggi X dell’ammasso stellare giovane nel Trapezio di Orione ottenuta dal Chandra Orion Ultradeep Project.