7.01 – Cerchio Ripetitore di Borda (Lenoir)

Da: Exposé des opérations faites en France en 1787.

 

Etienne Lenoir, Parigi, 1804
ottone, ebano
altezza complessiva = 120 cm
diametro cerchio = 52,5 cm
stato: discreto

MATERIALE CORRELATO

L’interesse di Piazzi per la cartografia nasce tra il 1787 ed il 1789, all’epoca del suo viaggio in Inghilterra ed in Francia, quando ebbe modo di assistere e di prendere parte ad alcune delle operazioni di misurazione per il raccordo delle reti di triangolazione inglese e francese. Tornato a Palermo, dopo aver completato la costruzione dell’Osservatorio, Piazzi tentò di convincere il Viceré Caramanico dell’utilità di realizzare una moderna carta della Sicilia. Il progetto aveva una forte valenza politica per gli importanti risvolti che avrebbe avuto in campo fiscale e venne prontamente appoggiato da Caramanico, che fece stanziare una prima somma da destinare all’inizio dei lavori. L’improvvisa morte di Caramanico fece però regredire il progetto, fortemente osteggiato dall’aristocrazia terriera, e Piazzi dovette abbandonare l’idea, per poi riprenderla nel 1808 sotto il patrocinio di Luigi De Medici (1759 – 1830), allora Ministro delle Finanze del Regno, che intendeva attuare una riforma fiscale basata su un censimento catastale aggiornato. Il programma di Piazzi fu approvato, ma l’urgenza della riforma lo costrinse a mettersi subito al lavoro, prima che gli arrivassero tutti gli strumenti necessari, riuscendo a produrre una carta della Valle di Palermo, oggi purtroppo perduta, che venne presentata al De Medici nel giugno del 1808. Con la destituzione dalla carica di De Medici nel 1811 e l’esilio di questi a Londra, il progetto venne definitivamente accantonato.

Questo strumento fa parte della prima ordinazione fatta da Piazzi, su suggerimento di Oriani, nel 1797 ma arrivò a Palermo solo nel 1804. E’ lo stesso tipo di strumento impiegato per la triangolazione francese. Il suo principio di operazione è quello della ripetizione o moltiplicazione degli angoli: mediante successivi spostamenti dei due telescopi sui due punti di riferimento di cui si vuole conoscere la distanza angolare, si determina un multiplo dell’angolo cercato, riducendo teoricamente l’errore di lettura.

Lo strumento è montato su di una colonna conica, alta 82 cm, fissata su di un treppiede a gambe orizzontali munite di viti calanti. Alla sommità della colonna è fissata una forcella che sostiene sui suoi bracci verticali un asse cilindrico orizzontale lungo 15 cm. Questo è attraversato ad angolo retto da un secondo asse, anch’esso cilindrico, lungo 20 cm, alla cui estremità è fissato per il suo centro il cerchio.
Questo, insieme a tutto il suo apparato, è equilibrato da un contrappeso cilindrico in ottone riempito di piombo posto all’altra estremità dell’asse; quando il cerchio è in posizione orizzontale il contrappeso alloggia esattamente nella forcella.
Per misurare l’inclinazione del piano del cerchio sull’orizzontale ci si serve di un quarto di cerchio di 17 cm di raggio, fissato verticalmente per il suo centro ad una delle estremità dei bracci della forcella. Esso è diviso da 0° a 90° con numerazione ogni 10 gradi, ed è fornito di nonio decimale. Il suo piano può essere fissato nella posizione voluta tramite una vite a pressione.
La colonna può girare con tutto lo strumento intorno al suo asse verticale; è munita alla base di un cerchio azimutale di 30 cm di diametro, il cui bordo è dentato. Il movimento in azimut è realizzato a mezzo di una vite senza fine lunga 34 cm, che si muove in una sede fissata alla colonna mediante una staffa. Questo prolungamento della vite senza fine consente la regolazione della posizione in azimut senza distogliere l’occhio dal telescopio. Collegata con la sede della vite senza fine, vi è un’alidada con verniero, che può essere bloccata in posizione da una vite a pressione. Il cerchio è diviso in gradi con numerazione ogni 10 e nonio trentesimale.
I due telescopi di 68 cm di lunghezza e 5.5 cm di diametro sono fissati sulle facce superiore ed inferiore del cerchio. Ciascuno di essi può muoversi in maniera indipendente. Quello superiore è sostenuto da una intelaiatura quadrata, le cui diagonali terminano a ciascun estremo con un’alidada munita di nonio trentesimale; la lettura sul cerchio si esegue per mezzo di quattro microscopi su una scala divisa in 4000 parti incisa sul lembo del cerchio. Sulle alidade ortogonali all’asse ottico del telescopio vi sono due viti a pressione che consentono di bloccarle contro il cerchio. Il telescopio sulla faccia inferiore del cerchio, che non è divisa, è eccentrico, montato su un’alidada senza nonio.
Sull’alidada ortogonale al telescopio superiore è incisa la firma

Lenoir à Paris

La parte meccanica dello strumento è in discrete condizioni, mentre le parti ottiche sono quasi del tutto perdute. Restano soltanto un obiettivo ed uno dei quattro microscopi.

BIBLIOGRAFIA

Fodera’ Serio, G – Chinnici, I. Astronomia ieri e oggi: “Gli strumenti topografici dell’Osservatorio astronomico di Palermo”. VI Settimana della cultura scientifica, Palermo, 1996, pp.5-11.
Exposé des opérations faites en France en 1787, pour la jonction des observatoires de Paris et de Greenwich / par MM. Cassini, Méchain et Le Gendre ; Description et usage d’un nouvel instrument, propre à donner la mesure des angles, à la précision d’une seconde. – A Paris : de l’imprimerie de l’Institution des Sourds-Muets, [dopo 1790]. – [2], XIV, [1], 94, [1] p., V c. di tav. rip. ; 4°(25 cm)