La fine del XIX secolo

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Nel 1889 alla morte di Gaetano Cacciatore la direzione dell’Osservatorio veniva affidata, come era abbastanza naturale, ad Annibale Riccò. Questi tuttavia ebbe appena il tempo di completare le formalità burocratiche relative alla consegna dei locali e della suppellettile strumentale e libraria e venne chiamato, meno di un anno dopo (1890) a ricoprire la prima cattedra di Astrofisica creata in Italia presso l’Università di Catania, ed a dirigere l’appena terminato Osservatorio di quella città, nonche’ la sede dell’Etna. Non credo possa tacersi a questo punto che “deus ex machina” dell’intera operazione sia stato proprio il Tacchini che riponeva sull’Osservatorio catanese e sull’amico Riccò le sue speranze per un rilancio dell’astrofisica in Italia. Certo cio’ comportò di fatto l’abbandono al suo destino dell’Osservatorio di Palermo la cui direzione fu affidata per incarico a Temistocle Zona, nel frattempo promosso 1° Astronomo Aggiunto, che la terrà, sempre per incarico, fino al 1898.

Zona, nato a Porto Tolle in provincia di Rovigo, aveva conseguito il diploma di ingegnere-architetto presso l’Università di Padova, dove fin dal 1868 aveva cominciato a frequentare l’Osservatorio. A Palermo conseguì nel 1882 la libera docenza in astronomia. Nel 1885 era stato incaricato del corso di Geografia Fisica e, nel 1900 divenne Professore straordinario di questa materia. Astronomo “classico” si dedicò soprattutto alle osservazioni sistematiche di comete di cui una, da lui scoperta, la 1890 IV porta il suo nome. In armonia con la sua predilezione per l’astronomia classica, acquistò nel 1893, con fondi del Consorzio Universitario, un piccolo strumento dei passaggi a cannocchiale spezzato della ditta Salmoiraghi di Milano che venne adoperato per studiare le variazioni di latitudine. Con la sua direzione inizia per l’Osservatorio di Palermo un seconda lunghissima fase di declino scientifico, declino dovuto a fattori “esterni” ed “interni”. Sarebbe fuorviante attribuire le vicende che seguirono esclusivamente alla responsabilità, che pur ci fu, delle persone che si susseguirono alla direzione dell’Istituzione. La crisi scientifica dell’Osservatorio riflette infatti, sia pure in maniera esasperata, quella dell’astronomia italiana, crisi dalla quale, con qualche piccola eccezione, l’astronomia si risolleverà solo a partire dagli anni Settanta di questo secolo.

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