RectoVerso – “Surge ai mortali per diverse foci la lucerna del mondo” (Par. I, 37-39)

Il titolo del post può forse suonare familiare, essendo una citazione della più famosa opera di Dante Alighieri, la Divina Commedia. E cosa c’entra con l’Osservatorio Astronomico di Palermo? Beh, Filippo Angelitti, direttore dell’Osservatorio dal 1898 al 1931, aveva una passione davvero particolare, che lo portò a diventare capofila degli studi sulla materia e cultore indiscusso dell’argomento: l’astronomia dantesca! Il fondo Angelitti è il più vasto dei fondi degli astronomi dell’archivio storico e si compone di ben 40 faldoni; ho impiegato più di due mesi a spolverare, censire e ricondizionare i suoi documenti, sembrava non finissero mai! Una quantità enorme di appunti manoscritti e dattiloscritti delle sue ricerche, delle lezioni che teneva in giro per l’Italia sull’argomento e le bozze di stampa delle sue principali pubblicazioni, che testimoniano la sua fervente attività di studioso della cosmologia dantesca, a cui dedicò praticamente tutta la sua vita. Divenuto direttore, la situazione che trovò all’Osservatorio non era certo delle migliori; dopo la morte di G. Cacciatore e le direzioni di A. Riccò e T. Zona iniziava purtroppo una lunga fase di declino, destinata a terminare solo molti decenni più tardi. Una crisi che non va attribuita solo ai singoli direttori ma che rifletteva un momento difficile per tutta l’astronomia italiana. All’inizio della sua direzione tentò di avviare un programma di osservazioni, acquistando un Cannocchiale Zenitale di Wanschaff, fatto installare al posto del celebre Cerchio di Ramsden che per l’occasione venne smontato e collocato in un’altra sala, poiché considerato uno strumento obsoleto. Ma nonostante questa spinta iniziale non riuscì a risollevare le sorti dell’Osservatorio e purtroppo la perdita di un’occhio nel 1911 e la quasi cecità dell’altro non fecero che peggiorare la situazione, rendendogli impossibile fare osservazioni ed allontanandolo ulteriormente dalla ricerca in campo astronomico. Da quell’anno si dedicò dunque esclusivamente all’astronomia e alla cosmografia delle opere di Dante e più della metà dei documenti del suo fondo presenti in archivio riguarda lo stesso argomento. Mentre gli astronomi tradizionali rilevavano un fenomeno annotandone la data, Filippo Angelitti con i suoi studi faceva l’esatto opposto, desumendo la data dell’avvenimento dall’osservazione del fenomeno! I principali studi dell’astronomo riguardavano infatti la data del viaggio dantesco, ipotizzata dalle osservazioni astronomiche riportate nella Divina Commedia1.Tra i documenti del fondo Angelitti troviamo anche la bozza della sua opera più complessa, “La Questio de aqua et terra di Dante Alighieri ridotta alla più probabile lezione secondo il senso, tradotta e commentata”, che verte sull’attribuzione a Dante di quest’opera astronomico-letteraria.

Giada Genua

“Sulla data del viaggio dantesco desunta dai dati cronologici e confermata dalle osservazioni astronomiche riportate nella Commedia”, manoscritto per la pubblicazione della memoria recante lo stesso titolo, cart. 120, fasc. 2.

 

1.In particolare Angelitti sosteneva che la data più probabile dell’inizio della visione è il 25 marzo 1301, e non 1’8 aprile 1300.

 

 

 

Tutte le immagini sono di proprietà dell’INAF-Osservatorio Astronomico 

 

RectoVerso – l’archivio degli astronomi visto da vicino