1.11 – Cerchio Meridiano (Pistor & Martins)

Da: Ragona, 1859.

Pistor & Martins, Berlino, 1854
Lunghezza tubo = 1,88 m
Apertura obiettivo = 12, 9 cm
stato: buono

 

MATERIALE CORRELATO

 

La direzione di Domenico Ragona Scinà, seppur durata solo un decennio (1849-1860), rivestì un’importanza cruciale per la storia scientifica dell’Osservatorio Astronomico. Fu infatti durante questo periodo che venne completamente rinnovata la strumentazione, che era in sostanza rimasta quella del Piazzi, e che si posero così le basi per l’eccellente lavoro astronomico del periodo postunitario.
Ragona, già assistente fin dal 1840, fu chiamato alla direzione dell’Osservatorio in sostituzione di Gaetano Cacciatore, politicamente compromesso con i moti del 1848. Nel 1851, per iniziativa del Luogotenente Generale della Sicilia il Principe di Satriano, si reco’ per un viaggio di istruzione in Germania dove soggiornò presso i principali Osservatori ed ebbe modo di osservare i più moderni strumenti.
Durante il soggiorno in Germania, Ragona potè ordinare per l’Osservatorio di Palermo due grandi strumenti: un cerchio meridiano delle officine di Pistor e Martins di Berlino ed un rifrattore a montatura equatoriale delle officine Merz di Monaco.
Il cerchio meridiano, nonostante riporti la data 1854, fu terminato nel 1855. Infatti, su suggerimento dell’astronomo Encke, direttore della Specola di Berlino, si attese la primavera per dividerne i cerchi, allo scopo di eseguire questa delicatissima operazione in opportune condizioni di temperatura. Nel novembre del 1855, esaminato da Encke e trovato perfettamente eseguito, fu spedito a Palermo, dove giunse nel giugno del 1856. In attesa di collocarlo definitivamente nella sala meridiana fu montato su grossi pilastri di legno massiccio e mostrato alle più alte cariche del Governo. Nel frattempo, esaminate bene tutte le possibilità, si decise di collocarlo nella sala meridiana, al posto del vecchio strumento dei passaggi di Ramsden (oggi disperso). Su progetto dell’Architetto di Casa Reale, Niccolò Puglia, la sala venne quindi ingrandita e ne fu rinforzato il pavimento con un arco poggiante sui muri est ed ovest, destinato a sostenere il peso dei grossi pilastri in pietra di billiemi su cui poggiava lo strumento; la decorazione della sala, in stile neogotico, fu eseguita su disegno di Giovan Battista Filippo Basile ed è pervenuta intatta ai nostri giorni.
Lo strumento fu montato ai primi del 1859 e dall’aprile di quello stesso anno, si diede inizio alle osservazioni. Nel 1867 esso fu revisionato da Pietro Tacchini, il quale trovò essere il cerchio stato diviso con abilità somma, quale si poteva attendere dai valenti artefici Pistor e Martins di Berlino.
Sotto la direzione di Filippo Angelitti lo strumento subì alcune modifiche. Nel maggio 1898 venne smontato e ripulito da Pasquale Moreno, meccanico dell’Osservatorio di Capodimonte; l’anno successivo lo stesso Moreno costruì un orizzonte artificiale e nel 1900 due degli oculari originari furono modificati da Moreno e da Alfonso Bartolini, meccanico del Gabinetto di Fisica dell’Università di Palermo, adattandovi dei prismi a riflessione totale per le osservazioni di stelle circumzenitali. Tra il 1900 ed il 1901 lo strumento venne corredato di due collimatori orizzontali Moreno, con obiettivi Zeiss di 62 mm di apertura e 800 mm di focale. Negli stessi anni inoltre, si ottenne il permesso di avere nell’Osservatorio la corrente elettrica stradale; nella sala meridiana venne quindi completamente abolita l’illuminazione a gas.
Dal 1956 ad almeno il 1964, lo strumento fu affidato alle officine Salvadori di Firenze che effettuarono diverse modifiche, alterando purtroppo in modo irreversibile lo strumento.

Poichè lo stesso Domenico Ragona ha fornito una descrizione dettagliatissima di questo strumento nel Giornale Astronomico e Meteorologico, ci limitiamo solo ad una breve descrizione.
Lo strumento è essenzialmente costituito da un telescopio formato da due tronchi conici uguali connessi per la base maggiore ad un cubo centrale cui sono anche connessi due tronchi conici più piccoli che ne costituiscono l’asse di rotazione. Sul cubo centrale si trova la scritta

PISTOR & MARTINS
BERLIN
1854

Alle estremità dell’asse erano opportunamente fissati due cerchi graduati di 2′ in 2′, di 94 cm di diametro, giranti su piani perpendicolari al medesimo.
La lettura veniva eseguita per mezzo di otto microscopi, quattro per ciascun cerchio, che consentivano di leggere il secondo d’arco e di apprezzarne il decimo.

Lo strumento era inoltre fornito di quattro diversi oculari, con ingrandimenti, rispettivamente, di circa 82, 98, 149 e 206 volte.
In seguito agli interventi eseguiti dall’officina Salvadori, sono stati sostituiti i due cerchi in ottone con due dischi di vetro che portano la scala incisa sul bordo ed è stato nuovamente trasformato il sistema di illuminazione della graduazione e del reticolo del cannocchiale. Inoltre l’asse dello strumento è stato fissato a nuovi supporti posti più in alto sugli stessi pilastri originari, per l’applicazione di macchine fotografiche e di nuovi microscopi per la lettura dei cerchi. Tutto il telescopio è stato all’epoca smaltato con vernice grigia.

In fase di restauro, negli anni 1999-2000, sono state rimosse tutte le aggiunte effettuate dalle officine Salvadori; dello strumento originale rimane ormai soltanto il tubo, le ottiche e parte del micrometro.

BIBLIOGRAFIA

Ragona, D. Osservazioni al cerchio meridiano di Pistor e Martins, in “Giornale astronomico e meteorologico”, 1859, pp. 289-336.
Tacchini, P. Primi studi sul cerchio meridiano di Palermo, in “Bullettino Meteorologico del R. Osservatorio di Palermo, vol. III, 1867, pp. 97-100, 113-116, 157-163.
Angelitti, F. Sullo stato del R. Osservatorio Astronomico di Palermo e i suoi lavori in esso eseguiti durante il quinquennio 1899-1903, in “Pubblicazioni del R. Osservatorio di Palermo”, N.S., vol. I, 1904, pp. 23-28.
Chiara, L. Relazione sullo stato e sull’attività dell’Osservatorio astronomico di Palermo dal 1939 al 1955. POAP, 1956, p.8.
Brenni, Chinnici, Foderà.