1.12 – Telescopio Equatoriale (Merz)

 

Georg e Sigmund Merz, Monaco, 1859
[…]
lunghezza focale = 2,43 m
apertura obiettivo = 25 cm
stato: buono

 

MATERIALE CORRELATO

 

Lo strumento fu acquistato da Ragona, ma rimase imballato fino all’arrivo di Tacchini a Palermo, il quale si occupò accuratamente della sua collocazione; il manoscritto di Sigmund Merz con le istruzioni per la collocazione dello strumento fu donato nel marzo 1888 da Tacchini al Museo Astronomico Copernicano di Roma, dov’è tuttora conservato.

Il custode Paolo Palazzotto, che collaborò con Tacchini alla realizzazione dell’opera, in una lettera ad Angelitti, rievocando l’evento, riferisce che …ogni singolo pezzo di quello strumento, mentre si terminavano e stanze e cupolo del refrattore, veniva maestralmente disegnato dal Prof. Tacchini … La solenne inaugurazione avvenne il 30 aprile 1865; una nota colorita e’ data dal racconto dello stesso Palazzotto:

… la sera del 30 aprile di quell’anno [1865] l’Osservatorio era in grandissima festa per l’inaugurazione del Grande Refrattore con l’intervento del rappresentante del Governo, Autorità Civili e Militari e 400 invitati della migliore società.
Il discorso inaugurale fu letto dal compianto Direttore Cacciatore eloggiando meritatamente il Prof. Tacchini, dico meritatamente dapoichè, contrariamente a tutto ciò che il Prof. Ragona con appositi opuscoli pubblicati in Berlino asseriva che egli solo e nessun’altro poteva collocare a posto il grande strumento! […]
Dopo l’inaugurazione agl’invitati fu servito splenditamente un trattamento con gelati a profusione.

Da quel momento in poi, con questo rifrattore, Tacchini eseguì incessantemente osservazioni solari con questo rifrattore, a cui esso fu principalmente destinato. Nel 1871, con un identico strumento posseduto da Secchi al Collegio Romano si diede inizio ad una campagna di osservazioni solari contemporanee tra Roma e Palermo (cui si aggiungerà Padova), che costituirà il punto di partenza per la fondazione della celebre Società degli Spettroscopisti italiani.
L’intenso uso dello strumento fece sì che, alla fine del secolo scorso, si presentava ormai in cattivo stato; Angelitti, nella sua relazione del 1904 scrive:

…è uno strumento oramai vecchio, per aver molto lavorato, specialmente nelle osservazioni solari. Molti dei suoi accessorii si sono consumati, ed esso stesso avrebbe bisogno di tali riparazioni, che si può credere più conveniente la sostituzione con un nuovo equatoriale. Anche il tetto mobile va in disfacimento, ed è assolutamente necessario di pensare a rifarlo. Tuttavia, in questo quinquennio si è spesso provveduto alle piccole riparazioni, specialmente per lo spettroscopio e per il movimento d’orologeria, il quale ultimo, del resto, non ha mai funzionato regolarmente.

Un significativo intervento avvenne a partire dagli anni Cinquanta, quando venne interamente ricostruita la cupola; i lavori furono ultimati nel 1956, per un costo di circa dieci milioni, stanziati dall’Assessorato Regionale per i Lavori Pubblici. Un secondo stanziamento, di undici milioni, concesso nel 1954 dalla Regione Siciliana, fu invece adoperato per il recupero dello strumento:

Con quest’ultima somma si è provveduto in primis a rimettere in condizioni di funzionamento l’equatoriale di Merz. Lo strumento trovavasi in pessimo stato; esposto per tanti anni alle infiltrazioni di acqua piovana e all’umidità proveniente dalla vecchia cupola cilindrica in legno, era stato smontato e non era più in condizione di essere adoperato. D’altra parte, per le sue originarie doti di manegevolezza, sentito anche il parere di esperti, fu riconosciuto che valeva la pena di riutilizzarlo.

Dall’estate 1954 alla successiva, lo strumento soggiornò quindi a Firenze presso le officine “Salvadori” e ” Galileo”:
Montato su cuscinetti a sfere, revisionato nell’obiettivo, munito di dispositivi periscopici per la lettura dei cerchi […] di un buon motorino orario elettrico sincrono collegato con un generatore elettronico di frequenza stabile, di una moderna camera fotografica corredata di menisco correttore, è ora in condizione di effettuare osservazioni visuali e fotografiche.

Il rifrattore venne usato fino agli anni ottanta per la didattica, prima di essere smontato per i lavori di restauro della specola; nel 2000 è stato restaurato e ricollocato nel pilastro marmoreo originale; le modifiche effettuate negli anni cinquanta si presentavano irreversibili e in fase di restauro, si è stabilito di laccare in nero le parti risalenti all’intervento della ditta fiorentina.

BIBLIOGRAFIA

Archivio dell’Osservatorio astronomico di Palermo.
Bullettino Meteorologico del R. Osservatorio di Palermo, 1865, vol.I, n.3, p.11.
Angelitti, F. Sullo stato del R. Osservatorio Astronomico di Palermo e i suoi lavori in esso eseguiti durante il quinquennio 1899-1903, in “Pubblicazioni del R. Osservatorio di Palermo”, N.S., vol. I, 1904, pp.30 – 31.
Chiara (1956), p.7.
Brenni P., Chinnici I., Foderà Serio G., “The restoration of three large telescopes of the Palermo Astronomical Observatory”, in “Bulletin of the Scientific Instrument Society, 71, December 2001, pp. 11-16..
Chinnici I. – P. Brenni, “The Palermo Merz Equatorial Telescope: an instrument, a manuscript, some drawings”, Nuncius 30. 2015, pp. 228-279..