Quale meccanismo porta alla formazione di un magnetar? Pubblicato su A&A lo studio: “Spatially resolved X-ray study of supernova remnants that host magnetars: Implication of their fossil field origin” di P. Zhou (University of Amsterdam/Nanjing University)

Al termine della loro evoluzione, le stelle con una massa finale (“finale” perchè le stelle massive perdono molta massa tramite venti stellari durante la loro evoluzione) maggiore di 8 masse stellari esplodono in una supernova a collasso nucleare, così chiamata perchè innescata dal collasso del nucleo della stella (la progenitrice). Da queste supernovae vengono prodotti due oggetti astronomici: il nucleo

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TESS osserva un esopianeta attorno una stella di 40 milioni di anni. Pubblicato su A&A lo studio: “A possibly inflated planet around the bright young star DS Tucanae A” di S. Benatti (INAF-OAPA/INAF-Padova)

L’architettura finale di un sistema esoplanetario è il risultato di una combinazione di processi complicati, quali la dispersione del disco protoplanetario da cui si è formato il sistema planetario e l’interazione gravitazionale tra gli esopianeti. Questi processi possono anche essere fortemente influenzati dall’ambiente esterno e dalla stella centrale. Uno dei processi più importanti in tal senso è la migrazione dei pianeti dall’orbita

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Riscaldamento ed emissione del gas in accrescimento sulle stelle giovani. Pubblicato su A&A lo studio: “Effects of radiation in accretion regions of classical T Tauri stars. Pre-heating of accretion column in non-LTE regime” di S. Colombo (UNIPA/OAPA/LERMA)

Le stelle di pre-sequenza sono stelle giovani con un’età di pochi milioni di anni, il cui nucleo non è ancora alimentato da reazioni termonucleari, e che in molti casi stanno ancora accrescendo massa da un disco di gas e polveri che orbita attorno ad esse (il disco di accrescimento o protoplanetario). Sebbene i dischi di accrescimento siano estesi tipicamente più

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Età e proprietà chimiche delle stelle giganti. Pubblicato su &A lo studio: “The Gaia-ESO survey: Calibrating a relationship between age and the [C/N] abundance ratio with open clusters” di G. Casali (INAF – Osservatorio Astrofisico di Arcetri)

Nonostante la sua importanza per lo studio dell’evoluzione di stelle e galassie, l’età delle stelle è sempre stata una proprietà elusiva. Infatti, misure affidabili dell’età delle stelle sono ristrette ad alcuni casi specifici. Tra i vari metodi usati per stimarla, come lo studio dell’abbondanza del Litio, della cinematica stellare, delle pulsazioni interne analizzate con l’asterosismologia, della rotazione o dell’attività magnetica,

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Riscaldamento del plasma negli archi coronali solari. Pubblicato su ApJ lo studio: “Impulsive coronal heating from large-scale magnetic rearrangements: from IRIS to SDO/AIA” di F. Reale (UNIPA/OAPA)

La corona solare è ben visibile nelle bande ad alta energia come costituita da archi magnetici riempiti di plasma a milioni di gradi, particolarmente luminosi nelle cosiddette regioni attive. Nonostante sia chiaro che il campo magnetico giochi un ruolo importante, la corona rimane un ambiente molto complesso in cui avvengono fenomeni anche molto violenti come i brillamenti. In questi eventi

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Variabilità ed attività magnetica nelle stelle di presequenza. Pubblicato su A&A lo studio: “CSI2264: Simultaneous optical and X-ray variability in the pre-main sequence stars of NGC2264. II: Photometric variability, magnetic activity, and rotation in class III objects and stars with transition disks” di M. G. Guarcello (INAF-OAPA)

Le stelle di presequenza sono stelle giovani il cui nucleo non ha ancora raggiunto i valori di temperatura e pressione necessari per innescare le reazioni termonucleari che le alimenteranno nel resto della loro esistenza. Queste stelle sono classificate in “classi“: le classi I sono le stelle più giovani, ancora circondate dal gas che dalla nebulosa sta accrescendo sulla stella; le

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Approvato il Large Project basato su osservazioni Chandra “Star formation in starburst: a deep ACIS-I observation of Westerlund 1” di M. G. Guarcello (INAF-OAPA)

Il panel per la valutazione delle proposte di osservazione con il satellite della NASA Chandra, riunitasi a Boston a fine Giugno, ha approvato il Large Project: “Star formation in starburst: a deep ACIS-I observation of Westerlund 1“, basato su un’osservazione Chandra/ACIS-I della durata di oltre 277 ore. Il progetto, guidato dall’astronomo Mario Giuseppe Guarcello dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Palermo, ha come

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Il Sole come una stella. Pubblicato su A&A lo studio: “Temporal evolution and correlations of optical activity indicators measured in Sun-as-a-star observations” di J. Maldonado (INAF-OAPA)

Le stelle presentano un’attività magnetica (risultante dall’interazione tra il proprio campo magnetico stellare ed il plasma in fotosfera, cromosfera e corona) che da vita ad una classe di fenomeni, come brillamenti stellari, macchie fotosferiche, faculae e protuberanze, osservati in un’ampia gamma di stelle. Questa attività è studiata analizzando alcuni indicatori spettroscopici prodotti da fenomeni magnetici: le righe H e K

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Molecole organiche formate nei ghiacci interstellari. Lo studio: “Synthesis of complex organic molecules in soft x-ray irradiated ices” di A. Ciaravella (INAF-OAPA) recentemente pubblicato su ApJ

Negli ultimi anni, molte molecole organiche, alcune delle quali prebiotiche, sono state osservate in diversi ambienti astronomici. Ad esempio, l’acetonitrile CH3CN è stato osservato nella nube molecolare Sag B2 e nel disco protoplanetario attorno la protostella MWC480; la formammide (precursore, ad esempio, di nucleobasi) è stata osservata in alcune galassie e nella protostella SVS13-A (in questo caso insieme ad acetaldeide

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Proprietà dell’ammasso Pismis18 rivelate dalla Gaia-ESO Survey. Pubblicato su A&A lo studio: “The Gaia-ESO Survey: The inner disc, intermediate-age open cluster Pismis 18” di D. Hatzidimitriou (University of Athens)

Il disco interno della Via Lattea è la regione del disco compresa entro una distanza di circa 26000 anni luce dal centro della Galassia. Questa regione è particolarmente interessante per la sua posizione intermedia tra il disco spesso della Via Lattea ed il suo bulge. Ciò nonostante, ad oggi sono stati condotti pochi studi sistematici degli ammassi stellari del disco

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